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300 manifestanti al presidio antidiscriminazione READY? YES, WE ARE

L'immagine può contenere: 15 persone, persone che sorridono, folla e spazio all'aperto

L'ATOMO Arcigay Piacenza si sta dimostrando un gruppo di pressione di assoluta rilevanza nello scenario politico piacentino. Sabato pomeriggio 14 ottobre 2017 il nostro presidio antidiscriminazione ha tinto d'arcobaleno Piazzetta Mercanti sotto il Consiglio comunale, per esprimere dissenso nei confronti della giunta di Patrizia Barbieri e la sua decisione di far uscire il Comune dalla rete RE.A.DY, che come già detto unisce le amministrazioni pubbliche locali contro la discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere.

Presenti alla manifestazione, oltre alla cittadinanza, associazioni, comitati e partiti cittadini, provinciali e perfino di altre Regioni, l'Arcigay nazionale alla presenza dei suoi presidente e segretario Flavio Romani e Gabriele Piazzoni, gli Arcigay di Pavia, Reggio Emilia e Cremona, ma anche realtà come UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti), PD, Piacenza in Comune, CGIL, UIL, Famiglie Arcobaleno, AGEDO Milano e Bologna, Sinistra per Fiorenzuola, la Metropolitan Community Church e tante altre, per un totale di circa 300 manifestanti! Superata quindi ogni più rosea previsione.

Durante gli interventi è stato possibile per i presenti scrivere propri messaggi anti-discriminazione su post-it, che sono stati raccolti dagli organizzatori e consegnati al Comune.

Altro tema che è stato al centro di un duro attacco, è quello della presunta “Teoria del Gender”, una teoria cospirativa sostenuta dalle frange conservatrici anti-gay che affermerebbe che i governi e le società stiano pianificando un'"omosessualizzazione" e una "transessualizzazione" degli esseri umani, in particolare i più piccoli, solo perché nelle scuole si vuole introdurre un'educazione sessuale, all'affettività, al rispetto delle minoranze e del diverso. 
L'uscita da RE.A.DY è stata voluta fortemente dalla Lega Nord, in maggioranza in questa amministrazione comunale, per due motivi del tutto falsi: 1) ha un costo, 2) impone modelli sessuali ai bambini non rispettosi dell'educazione familiare di ognuno; peccato che l'adesione alla rete sia completamente gratuita e l'educazione sessuale non è pornografia e non impone un bel nulla a nessuno. Lo Stato deve farsi carico di cosa insegnare nella scuola pubblica, non le famiglie, soprattutto in tema di rispetto e di diritti umani in una società che cambia e diventa più inclusiva.

«Siamo stufi di essere motivo di dibattito – ha aggiunto Sara Dallabora di Famiglie Arcobaleno -, di sentirci cittadini di serie B per evitare di urtare la sensibilità di certi politici. Sono argomenti che per giunta con la politica non dovrebbero avere nulla a che fare. Temo che i nostri bambini possano essere ulteriormente vittime di bullismo e discriminazione».

Un passo indietro quindi, perché la rete RE.A.DY costituisce una dichiarazione d'intenti positiva che non può essere messa da parte se si vuole costituire un tavolo antidiscriminazione, le due cose s'includono reciprocamente. Ci auguriamo che la sindaca Barbieri ci ripensi e non voglia essere prima cittadina solo della maggioranza di chi l'ha votata o di chi è eterosessuale. 
L'ATOMO vigilerà sempre su ogni provvedimento o decisione del suo Comune, anche tornando in Piazza.

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